Nei giorni scorsi abbiamo avuto il piacere di proseguire le nostre attività culturali in modalità
streaming, attraverso l’utilizzo della piattaforma di Google meet, con una molto interessante
conferenza sull’antropologia del corpo che, in due “puntate”, ha tenuto per noi la professoressa
Maria Teresa Russo dell’Università degli studi di Roma Tre.
Attraverso una prospettiva diacronica, abbiamo articolato, insieme alla nostra relatrice, un
percorso alla scoperta della concezione del corpo nel corso dei secoli con l’obiettivo di capirne le
origini e metterne in luce le significative divergenze al riguardo che si sono susseguite nel corso dei
secoli.
Abbiamo iniziato il nostro cammino esaminando il modello platonico e aristotelico alla base del
quale vi era una concezione dualistica del corpo scomposto in anima e corpo sostanziale.
In questo frangente, dunque, sussisteva una vera e propria separazione dell’anima dal resto del
corpo e quando quest’ultimo moriva si diceva che l’uomo fosse guarito dalla prigione del corpo.
Solo con l’avvento del cristianesimo, intriso di elementi propri della tradizione greca ed ebraica, è
stata articolata una riflessione profonda sul tema della carne corporale che, è diventata, a poco a
poco, perciò, un elemento centrale nella riflessione teologica. L’idea dell’incarnazione ha assunto
una portata centrale e rivoluzionaria.
Con lo sviluppo dell’arte sacra nei secoli successivi, proposta in un contesto nel quale vi era una
diffusa analfabetizzazione, si sono cominciate a rappresentare alcune scene peculiari tratte dalla
Bibbia, come ad esempio la Natività, le deposizioni e i crocifissi.
Si può affermare con ragionevole certezza che solo in un momento posteriore all’avvento del
cristianesimo, si sia esaminato il corpo dal punto di vista scientifico, soprattutto con lo sviluppo
degli studi anatomici che hanno contribuito alla parcelizzazione del corpo. Ciò rappresenta un
punto di interesse poiché l’anatomia è intervenuta al fine di modellare anche la visione del corpo.
In qualche modo, in quest’epoca, si è corso il rischio del riduzionismo neuroscientifico tale per cui
si riteneva che parlare di anima non fosse più necessario e rilevante.
Il pensiero anatomico e medicale ha contribuito a porre le basi per la riflessione che è stata
portata avanti dalla filosofia moderna alla base della quale non vi è la concezione del corpo come
oggetto di studio, bensì si concentra sul sentimento corporeo.
In altri termini, la filosofia moderna cerca di fornire risposte agli interrogativi dell’uomo rispetto al
suo sentirsi corporeo.
Più in particolare, alla base della scuola filosofica di Schopenhauer vi era l’idea la filosofia dovesse
smetterla di pensare all’uomo “con la testa alata senza corpo”. A partire dalla posizione di
Schopenhauer, si è cominciato, dunque, a parlare del corpo in modo pieno e spinto. E si è avviata
una riflessione sul sentimento corporeo ovverosia bisogna parlare del corpo come io e dell’altro
corpo nella sua dimensione fisica e vivente.
Volgendo lo sguardo alla seconda metà del Novecento, con lo sviluppo della psicanalisi si è
cominciato ad affrontare il corpo nella sua condizione sessuata e si sono cominciate a porre le basi
delle riflessioni sulla sessualità e della differenza sessuale tra il maschile e il femminile.
Ecco dunque che ha preso avvio l’analisi del corpo nella società erotica e consumistica e, nel
contempo, si sono affacciati i primi sguardi alla concezione del corpo femminile e quest’ultimo ha
cominciato a divenire non solo un tema di natura politica ma anche sociologica e psicologica.
Nella sua dimensione più squisitamente oppositiva alla concezione del corpo della donna come
mera bellezza di cui fruire, sono nati alcuni movimenti, soprattutto nel contesto americano, al fine
di porre un freno all’evolversi di tanti programmi televisivi, tra cui spiccava Miss America, che altro
obiettivo non avevano che quello di porre in eccessivo risalto il corpo femminile.
Nella seconda parte della conferenza, la Professoressa ci ha aiutate a comprendere il corpo nella
sua dimensione più squisitamente legata all’esperienza che noi ne facciamo e al linguaggio
corporeo con il quale esprimiamo noi stesse.
Ciò che maggiormente abbiamo tratto dalla relazione che abbiamo articolato è senza dubbio
legato all’importanza della riflessione sul tema del corpo e sul suo significato all’interno di una
cornice storica che, in qualche misura, influenza ancora oggi marcatamente la nostra vita
quotidiana. E come donne siamo chiamate a coltivare la nostra femminilità e la nostra bellezza
naturale senza fare del nostro corpo un mero oggetto da possedere.
Sandra Bortolini